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21 gennaio 2020

SERP, l'obiettivo di chi vuol stare in prima pagina

Patrizia Maimone

Scritto daPatrizia Maimone

Tempo stimato per la lettura5 minuti

La pagina che visualizziamo nel momento in cui andiamo ad "interrogare" un motore di ricerca si identifica con il nome di SERP. Conoscere quanto più possibile su questo importante argomento è un aiuto di notevole importanza per la nostra attività e per il posizionamento del nostro sito web o del nostro e-commerce, per l'appunto, tra i risultati dei motori di ricerca.


Cos'è esattamente la SERP


Il termine SERP è, in realtà, un acronimo che sta per Search Engine Result Page ovvero Pagina di Risultati del Motore di Ricerca. Proprio le SERP rappresentano l'obiettivo principe nel momento stesso in cui decidiamo di applicare i princìpi SEO al nostro sito internet. Ed in effetti, la meta da raggiungere è posizionarsi nelle SERP, ovvero nelle pagine dei risultati di Google. Se, poi, si tratta della prima pagina in assoluto, ovviamente, ancora meglio! Ecco perché quando progettiamo di addentrarci seriamente nell'incredibile mondo del SEO dobbiamo conoscere esattamente la SERP, sapere come essa di struttira e quali sono i comportamenti da mettere in atto per poterla sfruttare ed ottenerne il meglio in termini di risultati.

Detto questo, possiamo considerare la SERP come l'elenco di link che i motori di ricerca di restituiscono nel momento stesso in cui digitiamo una query e poniamo, dunque, una domanda.


SERP, come sono selezionati i risultati di ricerca


Ma questi link non sono messi là a caso. Essi, infatti, sono giudicati migliori rispetto a tutti gli altri dal motore di ricerca che, in base ai propri algoritmi, sceglie quali link mostrare (soprattutto ai primi posti tra i risultati) e quali, invece, no. Ma quali sono questi importanti elementi di distinzione. Vediamoli insieme:

- ciascuno di questi link restituisce all'utente risultati assolutamente pertinenti con la query di ricerca;

- ogni link è strettamente rilevante con l'argomento richiesto dalla parola chiave. Qualsiasi altro contenuto non collegato in maniera diretta viene tralasciato;

- il contenuto a cui il link rimanda è sempre leggibile e ben fruibile da parte dell'utente;

- i link sono assolutamente sicuri ed affidabili. Elementi, questi, fondamentali dal momento che per Google (come per tutti gli altri motori di ricerca) contenuti sicuri e chiari sono sempre da premiare con una posizione più alta in classifica.

Vale la pena, comunque, sottolineare come ad oggi, per ottenere un buon posizionamento in SERP, si utilizzano, in maniera quasi del tutto esclusiva, i metodi di ottimizzazione legati a Google. Perché ciò avviene? Presto detto: ormai buona parte degli utenti utilizza solo Google per effettuare delle ricerche in rete.

Pensateci bene: da quanto tempo non utilizzate un motore di ricerca alternativo a Big G per effettuare una ricerca sul web? Quasi certamente non lo ricordate dato che sarà passato moltissimo tempo. In questo senso, ci appare emblematica una ricerca svoltasi recentemente negli Stati Uniti. Nel mese di aprile del 2019, a Google è stata affidata una percentuale altissima delle ricerche effettuate dagli utenti. Stiamo parlando di una grandissima percentuale pari al 62,7%. Da mobile, poi, la percentuale sale ancor di più arrivando a sfiorare il 93%. Stessi trend anche in Europa dove, ad esempio, in Germania la percentuale di ricerche affidate a Google si assesta sull'87%. Letteralmente stracciati, dunque, Microsoft e Yahoo che si dividono la restante fetta di mercato. Una ricerca effettuata sul web, dunque, non è più una ricerca su internet ma una ricerca su Google.


La struttura della SERP

Andiamo, adesso, a vedere come si struttura, in dettaglio, la SERP. Ci sembra adeguato utilizzare un esempio pratico al fine di facilitarne la comprensione. Per questo, andiamo ad aprire la pagina principale di Google. Digitiamo una query e diamo il via alla ricerca. Vedremo sin da subito che i risultati in SERP sono strutturati in due sezioni differenti: organiche e a pagamento. Quali sono le differenze tra le due ci appare abbastanza evidente, ma andiamo a chiarirlo brevemente.

- Una SERP a pagamento è strettamente legata ad ogni risultato legato ad una campagna pubblicitaria, realizzata ad esempio con Google AdWords. La posizione di questi risultati li rende individuabili sin dal primo sguardo. I link, infatti, si trovano sopra tutti gli altri (proprio sotto forma di annunci) o sulla colonna destra del display.

- Una SERP organica, invece, contiene i link che rimandano a contenuti e siti internet che si trovano, in quella posizione, grazie ad un adeguato lavoro di posizionamento. A questa categoria di risultati ambiamo tutti noi. Contrariamente a quanto accade per la variante "a pagamento", infatti, questa sezione è del tutto gratuita e si traduce in un gran numero di vantaggi.

Tutti gli amministratori sognano, per i propri siti internet, il raggiungimento del cosiddetto triangolo d'oro in SERP. Ci stiamo riferendo ai tre primissimi risultati, quelli che per Google rappresentano il massimo in termini di affidabilità, pertinenza dei contenuti e qualtìità. La conseguenza appare evidente? I visitatori o compratori che effettueranno il fatidico clic si fideranno del sito che stanno visitando. Vi effettueranno, dunque, un acquisto con maggiori possibilità!

Le SERP, non sono più le cosiddette pagine dei 10 link blu. Al suo interno ritroviamo anche box e snippet il cui obiettivo principale è quello di semplificare le ricerche degli utenti. Non è un caso se, in base ad uno degli ultimi report sulle SERP, da quando sono stati introdotti box e nippet il traffico del primo link in classifica (posizione sempre ambitissima) sia diminuito di oltre il 20%.

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SERP, argomento di interesse da sempre

La SERP e tutto quel che gira attorno ad essa è un argomento che da sempre ha affascinato gli appassionati del settore. Comprenderle fino in fondo, però, non è semplice e può rivelarsi anche fatica sprecata. Fondamentale, invece, conoscere le SERP analizzando coerentemente l'intento di ricerca degli utenti e le loro aspettative. Anche questo, lo ammettiamo, compito non semplicissimo.

Posizionarsi con il proprio sito internet all'interno della prima pagina nella SERP è un risultato importantissimo. Ciò si traduce nella piena fiducia da parte di Google che reputa i nostri contenuti coerenti e pertinenti rispetto alla ricerca, ai contesti, alle ricerche effettuate in precedenza, alla posizione degli utenti. Detto questo, è logico chiederci come fa Google a costruire i 10 risultati di ricerca che andranno ad occupare la prima pagina nella SERP? Ci sono, in particolare, 6 fattori di cui Big G tiene conto a questo scopo ovvero:

  • Categorizzazione
  • Universal Search
  • Freschezza
  • Entità
  • Le 3P di Google
  • Social network


Analizziamo ciascuno di questi fattori e scopriamo come fare per sfruttarne al meglio le potenzialità.

  • La categorizzazione
La cosiddetta categorizzazione è un fondamento base nella costruzione delle SERP. Questo processo va a riguardare, in particolare, tre settori: i siti internet, gli utenti e le ricerche.

Prima tra tutti è la categorizzazione dei siti che possiamo comprendere al meglio con un semplice esempio pratico. Immaginiamo di avere un sito dedicato al settore dei pomodori. Ovviamente Google andrà ad inserire il nostro sito all'interno della categoria riservata ai pomodori. Verremo inseriti tra i risultati, dunque, inerenti a questa ricerca. Qualora dovessimo parlare, nello stesso sito, di zucchine è ovvio che non ci posizioneremo per le zucchine in automatico. Dovremo agire sulla configurazione del nostro portale creando, possibilmente, una sezione dedicata proprio alle zucchine che venga, quindi, riconosciuta da Google. Ogni sito internet, in definitiva, viene inserito in una categoria pertinente con l'argomento che tratta.

Ad essere soggetti ad una categorizzazione nella costruzione delle SERP, però, non sono solo i siti. Anche gli utenti lo sono, prendendo in considerazione le ricerche che effettuano. In base a queste, il motore di ricerca può decidere quali siano le pagine migliori da mostrare dal momento che, con molta probabilità, sono proprio quelle che riescono a fornire le risposte ricercate dall'utente.

Oggetti di categorizzazione sono, infine, le ricerche. Google, infatti, sa benissimo che può trovarsi difronte ad una chiave brand, transazionale, informazionale o navigazionale e, di conseguenza, applica l'algoritmo ideale alla tipologia di chiave.

  • Universal Search
Quella che conosciamo come Universal Search (ovvero ricerca universale) è rappresentata dall'unione dei cosiddetti motori verticali di Google ovvero quelli relativi alle immagini, ai video, alle news, alle mappe, ecc. Tutti questi vanno a confluire all'interno di un'unica pagina (per l'appunto Google.com) da cui, poi, l'utente va ad effettuare la ricerca. In base a quanto emerso da un recente studio, immagini e video sono le sezioni maggiormente utilizzate. Ecco perché, per raggiungere la prima pagina delle SERP, riservare un occhio di riguardo ad immagini e video risulterà una strategia vincente. In particolare, dovremo ottimizzare al meglio questi contenuti nelle loro diverse parti. Per le immagini, nel dettaglio, provvederemo all'ottimizzazione del nome dile, del titolo della pagina, del testo della pagina, della qualità, della didascalia, dell'Alt e del Sitemap. Per i video, invece, dovremo considerare il titolo, la descrizione, il tag, l'esperienza (in generale l'interazione degli utenti col contenuto), il link e l'Embed.

I contenuti destinati a Google News devono, per posizionarsi bene, essere sottoposti ad un corretto processo di ottimizzazione. In questo caso, baderemo che la categoria e il dominio siano autorevoli e tratteremo coi guanti fattori rilevanti come il social sharing, la velocità, le citazioni e l'originalità del contenuto.

Cosa conviene fare, invece, per posizionarci in prima pagina con Google Maps? In questo caso dobbiamo essere in grado di utilizzare Google My Business in modo che tutti i riferimenti che forniamo a Big G finiscano in maniera diretta all'interno delle SERP. Per questo è fondamentale compilare le schede senza tralasciare alcun dettaglio compresa ogni singola recensione utente.

  • Freschezza
Passati i primi due step, ci prepariamo ad affrontare il terzo. Google, a questo punto, andrà a prendere in considerazione la freschezza dei contenuti. Big G, è risaputo, odia i contenuti vecchi che, di conseguenza, andranno sostituiti con un contenuto nuovo a patto che questo, naturalmente, appartenga alla medesima tipologia. Ciò significa che un articolo testuale non andrà mai a sostituire un'immagine e viceversa. Un articolo nuovo ne sostituirà uno vecchio ed un'immagine nuova prenderà il posto di una vecchia, e così via.

Attenzione però! Non è detto che un contenuto vecchio venga eliminato da Google. Qualora, infatti, questo sia ritenuto ancora, nonostante la sua età, utile per gli utenti viene mantenuto attivo. Eliminarlo, dunque, potrebbe rivelarsi dannoso. Utile, in questi casi, avvalersi di strumenti operativi che ci diano informazioni sulla freschezza dei nostri contenuti quali, ad esempio, Realtime Search di Google Analytics.

  • Entità
Questo fattore rappresenta, indubbiamente, una grande differenza rispetto a quanto visto in passato in ambito SERP. Prima, infatti, veniva analizzato ogni singolo modo di scrivere un termine, mentre adesso ciascuno di questi modi viene raggruppato in una sola entità. Cosa significa? Semplice! All'interno di un'entità possiamo trovare tutti i contenuti che si riferiscono ad un determinato argomento. Ed è proprio l'insieme di tutte le entità che va a costituire il database di Google con cui vengono costruite le SERP.

  • Le 3P di Google
Alle 3P di Google spetta indubbiamente una posizione di rilievo tra i fattori che influenzano la costruzione delle SERP. Si tratta, in definitiva, di tre caratteristiche importantissime il cui nome inizia sempre con la lettera P.

- Personalizzati: tali devono essere i risultati di ricerca dal momento che devono andare a tenere conto di quella che è la cronolofia delle ricerche effettuate dai vari utenti.

- Pertinenti: i risultati devono avere la massima pertinenza con le località in cui si trovano gli utenti. Non è un caso se una percentuale altissima dei risultati alle ricerche (si parla di quasi l'80%) contiene dei risultati organici basati sui luoghi da cui le ricerche stesse sono partite.

- Privati: i risultati di Google+ e Google Now devono essere privati. Ciò significa che devono tenere conto delle attività che svolgiamo quotidianamente nella vita reale (di cui si è a conoscenza tramite le aziende a cui ci si rivolge, ad esempio, per prenotare un volo o un hotel) e di tutte le interazioni che abbiamo attraverso Google+.

Ma come può fare Google+ ad aiutarci a scalare la classifica tra le SERP? Iniziamo con il dire che Google+ non equivale a Facebook o Instagram. Non ci troviamo, dunque, dinnanzi ad un social network. Ciò nonostante, nel momento stesso in cui andiamo a postare qualcosa sul nostro profilo Google+ questo contenuto sarà visibile nelle SERP di coloro che ci hanno inserito nella propria cerchia. Lo stesso discorso è valido anche per le fotografie che si posizionano anch'esse. Grande potere è dato anche ad ogni singola recensione di Google+ dal momento che all'interno delle SERP è possibile trovare le opinioni di coloro che si trovano, a loro volta, all'interno della nostra cerchia. Anche lo sfruttamento degli hashtag di Google+ può rivelarsi una strategia vincente per posizionarsi al meglio tra i risultati di ricerca. Consigliato, inoltre, l'aumento costante degli accerchiamenti e la creazione di veri e propri piani editoriali dedicati proprio a Google+.

  • Social Network
Nonostante Google, per il posizionamento in SERP, non tenga conto più dei social network possiamo comunque utilizzare questo canale in maniera indiretta. Come fare? Basta impostare una valida strategia di link building sfruttando i link derivanti proprio dai social. Ovvio che, una volta raggiunto l'obiettivo della prima pagina, dovrai sempre tenere conto che Google non tiene conto della quantità dei contenuti di un sito internet ma della loro qualità.


Le SERP possono migliorare o peggiorare, da cosa dipende?


Non esiste una SERP identica ad un'altra e lo abbiamo imparato chiaramente. Non esiste, dunque, un utente che visualizzi tra i risultati di ricerca gli stessi link visualizzati da un secondo utente. Importante sapere che le SERP non sono mai identiche dal momento che vengono aggiornate, con cadenza periodica, da parte di Google. Alla base di ciò il principio, di cui abbiamo parlato poc'anzi, in base a cui la freschezza dei contenuti è più apprezzata rispetto alla loro staticità e "vecchiaia". Se siamo responsabili di un sito in cui trovano spazio, per lo più, guide di vario tipo è sempre consigliabile aggiornarne i contenuti in modo che Google ed il suo algoritmo possano valutare positivamente i miglioramenti che abbiamo apportato. Tutto questo posta al cambiamento delle SERP che possono variare anche molto rapidamente, specie quando ci troviamo dinnanzi a parole chiave molto competitive. Vale, comunque, la regola in base alla quale i siti che occupano le prime posizioni, e che vengono aggiornati correttamente, si stabilizzano con il passare del tempo all'interno delle pagine migliori.

Come accade per ogni cosa, poi, le SERP possono migliorare e possono, altresì, peggiorare. Non ci è dato sapere come questo possa avvenire ma possiamo fare delle previsioni in base a dati certi. Normalmente le SERP vengono valutate ogni giorno ed in base ai risultati, più o meno positivi, viene definito il ranking del momento. Se lavoriamo bene in ottica SEO, comunque, è praticamente impossibile che i risultati di ricerca peggiorino. Anzi, è dimostrato che ottimizzando correttamente il sito e utilizzando delle linee editoriali valide i risultati migliorano, specie su intervalli di tempo medio-lunghi. Può capitare, infatti, che una modifica fatta non venga registrata dal motore di ricerca in tempo reale. Ciò avviene, invece, nel momento in cui utilizziamo i rich snippet i cui risultati possono essere definiti di valenza eccellente già da un minuto dopo la loro introduzione.

Se lavoriamo male, al contrario, le SERP possono peggiorare. Una verità dura e cruda da digerire ma d'altro canto funziona così in ogni ambito: il lavoro svolto male non paga mai, nè a lungo termine che a breve termine. Lavorare male con il SEO significa andare incontro ad inevitabili penalizzazioni da parte di Google con un'altrettanto inevitabile caduta a picco tra le SERP.

Motivazione più che fondata, questa, per affidarsi sempre e comunque a SEO specialist che siano davvero in grado di valorizzare un sito e migliorarne le prestazioni lasciando perdere gli pseudo professionisti del settore.

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