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31 luglio 2022

Da Fact Check Explorer a Sphere: Google e Meta contro le fake news

Alex Baldarelli

Scritto daAlex Baldarelli

Tempo stimato per la lettura7 minuti

È notizia di questi giorni il lancio dei primi test di Sphere, lo strumento utilizzato da Meta (società madre di Facebook) per combattere le fake news online. La verifica dei contenuti sarebbe, per il momento, limitata alle citazioni sulle pagine Wikipedia, con l’obiettivo di rendere l’informazione online il più veritiera possibile. È probabile che se i test dovessero portare i risultati sperati, la sperimentazione venga estesa sulle piattaforme Meta, soprattutto su Facebook, dove le fake news sono da anni all’ordine del giorno. “Il nostro prossimo passo è formare modelli per valutare la qualità dei documenti, rilevare potenziali contraddizioni, dare priorità a fonti più affidabili” – ha dichiarato Meta.

Da sottolineare il fatto che Wikipedia non sta collaborando ai test con Meta, ma ha soltanto deciso di provarne l’efficacia. La stessa Meta ha fatto sapere che non ci sono particolari compensi né in una direzione, né nell’altra.

Sphere di Meta, cos’è è come funziona
Sphere è uno strumento totalmente open source, quindi migliorabile dalla comunità web, che si basa sull’Intelligenza Artificiale per “scovare” le fake news. Come recita il post ufficiale, Sphere scansiona automaticamente migliaia di citazioni Wikipedia, verificando la pertinenza sulla base di un set di 134 milioni di pagine. Nel caso in cui si dovesse verificare l’inesattezza, lo strumento suggerirebbe la citazione corretta. Almeno all’inizio, Sphere dovrebbe essere destinato solo al B2B, per andare a impedire la diffusione di notizie tendenziose e disinformanti.

Wikipedia oggi conta oltre 6 milioni di voci, con più di 550 articoli aggiunti ogni giorno dagli utenti; un team di collaboratori si occupa della supervisione, ma si tratta appunto di verifiche “umane”, che possono incappare in qualche svista ogni tanto.

I sistemi esistenti che ricercano incongruenze nelle fonti di Wikipedia riuscivano a identificare articoli privi di citazioni, ma non di verificarne la correttezza. Ed è per questo che Wikipedia ha detto sì ai test della nuova piattaforma Sphere. “Se una citazione sembra irrilevante, il nostro modello suggerirà una fonte più applicabile, indicando anche il passaggio specifico”­ – ha sottolineato Meta.

Meta ha rilasciato un video dove spiega il funzionamento di Sphere:



AI vs fack checking umano: NLU contro la disinformazione
L’adozione di Sphere da parte di Wikipedia arriva dopo le critiche derivanti dalla disinformazione legata al conflitto tra Russia e Ucraina. Wikimedia ha voluto correre subito ai ripari, affidandosi a questo strumento basato sull’IA. D’altra parte, Meta, dopo le polemiche derivanti dalla collaborazione con il team “Check your Fact” legati al sito The Daily Carter, di stampo conservatore, ha preferito svoltare (finalmente) verso la verifica dei dati da parte dell’IA: basta controllori umano, che per forza di cose hanno una propria idea, dalla quale non riescono a scindersi totalmente.

Tuttavia, essendo open source, quindi modificabile da chiunque, lo stesso Sphere potrebbe “subire” delle manipolazioni negli algoritmi interni… e allora saremmo a punto e a capo. Insomma, la lotta alla disinformazione è una guerra ancora apertissima. Certo è che se due potenze come Meta e Wikimedia iniziano a fare la voce grossa e a sfruttare l’Intelligenza Artificiale per combattere le fake news, forse le prospettive possono essere più serene.

Meta, dal canto suo, fa capire che se una persona utilizza il ragionamento (con un pizzico inevitabile di buon senso) per valutare la veridicità di una citazione, lo strumento, al contrario, applicherebbe tecniche NLU, ossia di comprensione del linguaggio naturale, per effettuare una stima della probabilità che un’affermazione possa essere desunta da una fonte.

Con il linguaggio NLU, le parole vengono convertite in rappresentazioni matematiche. Queste, vengono poi confrontate per individuare “contraddizioni reciproche”: tali incongruenze vengono poi fornite in output all’editor, che provvede alla modifica e all’eliminazione dell’inesattezza.

Wikipedia si è subito dimostrata entusiasta delle potenzialità di Sphere e del suo linguaggio NLU. Shani Evenstein Sigalov, vicepresidente del Consiglio di fondazione della Wikimedia Foundation si espresso sulla piattaforma, definendola “un potente esempio di strumenti di apprendimento automatico che possono aiutare a scalare il lavoro dei volontari”.

“Il miglioramento di questi processi ci consentirà di attirare nuovi editori su Wikipedia e fornire informazioni migliori e più affidabili a miliardi di persone in tutto il mondo”, ha aggiunto Sigalov.

Prima di Sphere: Google propone Fact Check Explorer
Se Meta combatte la disinformazione annunciando i test della piattaforma Sphere sulle citazioni Wikipedia, Google da anni contribuisce alla lotta contro la disinformazione, tanto che ha pubblicato un vero e proprio decalogo su come stare attenti e smascherare potenziali false notizie online.

1. Attenzione ai titoli troppo altisonanti;

2. non fermarti solo al titolo, ma leggi tutto l’articolo;

3. ricerca la fonte dell’articolo;

4. effettua un controllo incrociato sulla notizia, per scoprire la verità dei fatti;

5. controlla la correttezza dell’URL e verifica che sia presente il certificato SSL (spesso sono contenuti di bassa qualità);

6. attenzione alla formattazione delle pagine, ai refusi e layout desueti, confusionari (spesso sono contenuti di bassa qualità);

7. verifica l’aggiornamento della notizia, controllando data e località;

8. verifica la presenza di foto e video a testimonianza dei fatti e che non siano state ritoccate;

9. Accertati che non si tratti di una notizia scherzo o satirica (vedi Lercio);

10. Rifletti prima di commentare o condividere la notizia.

Ma l’intervento di Big G non è solo fatto di chiacchiere, ma anche di aiuti concreti. L’azienda di Mountain View, infatti, offre da anni la possibilità di effettuare il cosiddetto fact checking delle notizie. Lo strumento si chiama Google Fact Check Explorer ed è utilissimo per i giornalisti che vogliono trovare articoli che riportano informazioni false o inesatte.

Google Fact Check Explorer si propone come un qualsiasi motore di ricerca. Digitando una parola chiave e selezionando un argomento, oppure scrivendo il nome del personaggio, si ottengono tutti gli articoli verificati afferenti e nella lingua dell’utente. È possibile, tuttavia, cercare notizie in altre lingue.

Non solo, la piattaforma consente anche di avere vista delle ultime notizie verificate, semplicemente selezionando la voce “verifiche recenti”.

Google ha già reso noto il funzionamento di GFCE, sottolineando la raccolta di oltre 150mila verifiche effettuate a partire da fonti di tutto il mondo considerate autorevoli. A tal proposito, lo strumento offre anche la possibilità di limitare la ricerca a un solo sito “verificatore” mediante l’utilizzo del parametro site:nomesito .

GFCE si basa esclusivamente su fonti che rispettano i criteri stabiliti dall’International Fact Checking Network (IFCN) e dal Poynter Institute, due enti molto importanti e ben valutati per quanto riguarda la lotta alla disinformazione.

Google Fact Check Explorer rientra nel progetto Google News Initiative, con la quale Big G ha avviato una forte presa di posizione contro le fake news sul web.

Google e le fake news: il progetto Google News Initiative
Google News Initiative è il programma con il quale il colosso di Mountain View intende aiutare il settore giornalistico, “purificandolo” dalla disinformazione e offrendo, per tale scopo, strumenti, formazione e risorse, per un giornalismo migliore e orientato al digitale.

Proprio all’interno di Google News Initiative troviamo lo strumento Google Fact Check Explorer. Ma l’universo di questo programma contro le fake news è ben più ampio, perché sono presenti anche risorse utili per chi volesse contribuire con articoli “smaschera bufale”: inizia a dare un’occhiata al Markup Tool!

Già dal 2017, infatti, Google consente agli editori di mostrare un tag di “Fact Check” in Google News (poi esteso anche ai semplici risultati di ricerca). Questo tag permette di identificare gli articoli contenenti informazioni verificate da fonti autorevoli.

In sostanza, quando effettui una ricerca per cui sono presenti articoli verificati (a seguito di alcuni reclami) questi appariranno con un’etichetta ben distinguibile. Lo snippet fornisce anche informazioni sul reclamo e sul processo di fact checking che è stato effettuato.

Chiaramente, più editori possono fornire anche versioni contrastanti in merito a una notizia, ma le persone possono valutare il grado di consenso e avere una pluralità di fonti sulle quali basarsi per formare la propria opinione.

Ora che conosci il Mark Up Tool, puoi anche tu dire la tua contro la disinformazione: scopri qui come aggiungere i dati strutturati alla tua pagina web in cui viene verificata una notizia!

Google News Initiative comprende anche una sezione denominata “Training” che mette a disposizione dei giornalisti tantissimi tutorial per imparare a utilizzare applicazioni informatiche nel migliore dei modi e produrre quindi contenuti validi e verificati.

Google Public Data Explorer: l’altro strumento di Big G contro le fake news
Un'altra piattaforma di Google, online dal 2011, per combattere la disinformazione online è Google Public Data Explorer. Questo strumento raccoglie dati e pubblicazioni di proprietà di enti come Eurostat e centri di ricerca e permette agli utenti l’esplorazione e la visualizzazione di dati e grafici su svariati temi di pubblico interesse.

Grazie a questo tool, quando vi propongono una statistica o un dato su un argomento di vostro interesse, potete subito andare a verificarlo. Puoi incorporare sul tuo sito le informazioni che trovi e si aggiorneranno in automatico, così potrai sempre garantire al tuo pubblico i dati più recenti.

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