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03 febbraio 2021

FLOC: la creazione di un sito web che non implementa i cookies

Davide Bertagna

Scritto daDavide Bertagna

Tempo stimato per la lettura7 minuti

La creazione dei siti web è mutevole e i suoi metodi si evolvono a vista d'occhio, anche e soprattutto dal punto di vista delle tecnologie applicate, sia per migliorare l'efficienza che per avvicinarsi ad un utopico traguardo di esperienza user friendly dove tu, utente, sai di essere al sicuro quando navighi nei meandri della rete. Qui entra in gioco FLOC, una nuova API (Application Programming Interface) implementata attualmente come estensione all'interno di Google Chrome, ma partiamo dall'inizio.

A seguito delle nuove indagini riguardanti la verifica del rispetto delle norme per la protezione e la trasparenza dei dati su internet avanzate dalla Commissione Europea e dal governo statunitense, ha fatto la sua mossa Mountain View. Il colosso infatti starebbe investendo in progetti che puntano a mantenere il tracciamento online degli intenti di noi utenti senza però fare utilizzo dei famosi cookies. Si parla proprio di FLOC (Federated Learning of Cohorts), il quale utilizza algoritmi di machine learning per analizzare e raggruppare i dati in modo da non condividere i dati raccolti da un singolo browser, ma quelli complessivi di migliaia di utenti. Gli algoritmi sembrerebbero basarsi sugli URL dei siti visitati, sui contenuti delle pagine ed altri fattori. L'idea di base è quella di non pubblicare da nessuna parte i tuoi dati, neanche la cronologia, ma verrebbero analizzati solo i dati in modo complessivo che raccolgono le statistiche di migliaia di utenti senza tenerne traccia, un po' come controllare il traffico stradale e senza salvare il numero di targa, in questo modo si possono osservare le preferenze senza salvare i dati di ognuno. Ciò che viene generato dunque è una grande raccolta di dati completamente anonima.

Questo è l'approccio generale che, però, a detta dei Git Hubbers non è privo di rischi: si tratta tracciare e collezionare dati (spesso anche sensibili), e potrebbero capitare eventi di tentato risalimento ai dati personali del singolo. Ma comunque sia è un miglioramento rispetto all'approccio diretto dei vari cookies, i quali tracciano direttamente i dati personali e sensibili dell'utente.

Ciò che però all'inizio era poco chiaro era se FLOC potesse essere o meno avvantaggiato rispetto a metodi pubblicitari più mirati e precisi, ed effettivamente si possono formulare un po' di congetture a riguardo, dice Schoen (Manager delle soluzioni di mercato di Neustar). Tra l'altro, continuando, dice che c'è bisogno di tecnologie simili per raggiungere risultati più ampi. L'uso specifico di cookies di terze parti non è stato in grado di inquadrare utenti di un certo tipo di contenuti in contesti diversi.

Appare tra l'altro, dai risultati condivisi da Google, che la succitata piattaforma FLOC riesca a restituire risultati più che positivi, quasi efficaci quanto i cookies. Si stima infatti che sia in grado di generare fino al 95% delle conversioni per dollaro investito in pubblicità rispetto ai cookies. Una perdita del 5% (per ora) che però viene colmata sia da una maggiore accessibilità per le piccole/medie imprese che da una maggiore sicurezza per gli utenti. Però bisogna certamente considerare che il passaggio non sarà per nulla rapido e/o repentino, dato che comunque il mercato dei cookies (in uso ormai da decenni) sorregge il mercato mondiale dell'advertising online che vanta un giro d'affari di ben 330 miliardi di dollari.

Con i test avvenuti verso la fine del 2020 è più che naturale che Google abbia intenzione di scemare il supporto ai cookie di terze parti nel corso dei prossimi due anni.

I cookies hanno sopportato il peso dell'advertising online per ormai tantissimo tempo acquisendo così notevole importanza e popolarità a pari passo con la velocissima evoluzione del web e dell'industria del marketing di ricerca. Con più consumatori e navigatori dell'internet interessati anche alla protezione dei propri dati e della propria privacy online, i browser stanno iniziando ad abbandonare il mercato dei cookies di terze parti e il cookie-tracking model. Il modello FLOC di Google intende proteggere la privacy del consumatore ma permettendo comunque ai fornitori di annunci di analizzare i dati dei collettivi di utenti. Questo cambiamento potrebbe essere un giusto accorgimento per i precedentemente mensionati fornitori di annunci che si appoggiano principalmente a Google Ads per portare il pane a casa.

I cookies sono stati la principale fonte di guadagno per le attribuzioni pubblicitarie. Varie compagnie di browser e tecnologiche hanno lavorato sodo per eliminare questo sistema datato, cercando allo stesso tempo di preservare il proprio stipendio dato da annunci vari e pubblicità.

Da uno studio del 2016 condotto dall'Università degli studi di Princeton è emerso che Google traccia oltre due terzi di tutte le attività online. Browsers come DuckDuckGo (che ha recentemente raggiunto la soglia di oltre cento milioni di ricerche al giorno), Mozilla Firefox e Safari hanno mostrato una maggiore accortenza riguardo la privacy dei propri utenti grazie ai loro investimenti per eliminare il tracking, i cookies e il riconoscimento tramite impronta digitale.

Da questo punto di vista FLOC è il futuro delle misure di advertising online per Google il quale contribuisce sia a fornire i distributori pubblicitari dei dati di cui hanno bisogno che a monitorare e salvaguardare l'incolumità della sfera privata e sensibile degli utenti sottoposti.

Comunque sia, FLOC non è l'unico progetto alla quale Google sta lavorando come alternativa ai cookies, anche se sostiene di essere molto spronato dai risultati ottenuti finora. Ad esempio Neustar, l'anno scorso, ha annunciato la sua alternativa (non una soluzione, ma bensì un insieme di strategie) chiamata Fabrick. Per non parlare poi di Fledge, appartenente ad un'insieme di proposte di Google lanciate nel 2019. Sono tutta una serie di soluzioni che si avvalgono delle tecniche di Privacy Differenziata per permettere alle informazioni di essere raccolte solo in maniera aggregata e complessiva.


Ma cos'è questa Privacy Differenziata?

La Privacy Differenziata viene raggiunta applicando del casuale ad una serie di risposte aggregate per proteggere l'individualità dell'utente senza però compromettere grosso modo i risultati.

Questi algoritmi di Privacy Differenziata garantiscono infatti che un potenziale malintenzionato non riesca ad accedere ai dati del singolo, in alcun modo.

Le quantità di dati, anche sensibili, che vengono registrati ogni anno, mese, giorno, aumentano a vista d'occhio, rapidissimi. Gli utenti fanno sempre più affidamento ai servizi online e digitali, anche per quanto riguarda pagamenti, conti bancari, compravendite online, ecc... E con l'aumentare dei dati naturalmente aumentano anche i modi per violare la privacy e avere accesso appunto a questi dati. Per questo motivo ultimamente si sta pensando di rivoluzionare le norme e gli algoritmi che vengono utilizzati nel web, in modo da creare un sistema sicuro per tutti, da te che sei passato sul nostro sito alla tua amica che vuole comprare delle scarpe nuove fino a tuo fratello che non vede l'ora di giocare a quel nuovo gioco appena uscito che va tanto di moda.
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