07 gennaio 2020
Miti da sfatare sulla SEO
Il SEO, come qualsiasi area che riguardi la conoscenza digitale, brulica di miti e idee sbagliate. Di solito questi ultimi nascono dall'ignoranza e dalla frenesia di raggiungere risultati ottimali in modo rapido.
Nel mondo della SEO, convivono migliaia di diverse opinioni, tattiche e strategie finalizzati alla creazione della pratica migliore per far “salire” il proprio sito web nei motori di ricerca e nel gradimento degli utenti. Alcune di queste strategie hanno una loro efficacia, altre ce l’avevano in un recente passato, altre ancora sono dei veri e propri miti da sfatare. In questo articolo, esamineremo alcuni dei più diffusi miti sulla SEO per capire quali sono le migliori strategie di posizionamento per un sito web.
Perché esistono i miti SEO?
I motori di ricerca non condividono i loro algoritmi "segreti" che ne potrebbero disvelare in modo esauriente il funzionamento, ma sono soliti diffondere solo alcuni elementi operativi che, di fatto, spesso generano più confusione che altro, soprattutto in coloro che non hanno una buona conoscenza delle dinamiche della SEO.
La decisione di Google di non condividere dati troppo specifici circa il suo algoritmo è finalizzata alla limitazione dell’azione degli spammer che potrebbero sfruttare gli algoritmi e favorire il posizionamento di siti web di scarso valore.
Mantenendo segreti gli algoritmi, gli spammer devono continuare a “indovinare” quale sia il criterio di classificazione dei siti web di Google.
Sono tante le speculazioni in questo specifico ambito e, spesso, tali ipotesi vengono proposte come un dato di fatto, diventando di conseguenza un vero e proprio “mito della SEO”.
Ma quali sono esattamente questi miti da sfatare sulla SEO?
I miti della SEO : quali sono quelli autentici?
Mito n° 1 : La SEO è tutta una truffa
Secondo questo “mito”, la SEO sarebbe in realtà tutta una grande montatura; la spiegazione sarebbe da ricercare nel fatto che, dopo una serie di pratiche finalizzate al posizionamento, tanti siti non hanno minimamente incontrato il gradimento di Google, perciò, tutti coloro che millantano di saper creare strategie SEO non sono altro che dei millantatori.
Ora, se è innegabile che molte pratiche SEO non siano di livello esattamente professionale e i conseguenti risultati siano sullo stesso piano, è piuttosto limitante affermare che l’intera pratica del SEO sia solo una truffa.
Sono tanti, infatti, coloro che si proclamano esperti SEO senza, di fatto, averne le capacità. Affidarsi ad un team di veri professionisti del SEO per il posizionamento di siti web è una pratica importante che, alla fine, porta risultati più che soddisfacenti.
La SEO richiede tempo per mostrare i risultati, è un lavoro che comporta molti sforzi e l’aiuto di un professionista del settore; provare tattiche SEO solo per alcune settimane, dunque, non garantisce in alcun modo risultati immediati. Questo, però, non significa che la SEO stessa sia solo un mito.
La SEO non è una truffa, ma aiuta a posizionare un sito sui motori di ricerca grazie alla presenza di contenti interessanti, di link di qualità e di una attenta formattazione.
Mito n° 2 : Google è in guerra con il SEO
Esistono alcuni “esperti” che affermano che, qualunque cosa tu faccia con il tuo sito Web, Google applica nuovi algoritmi che annullano tutti gli sforzi in un batter d'occhio. Insomma, per queste persone, pare che Google conduca una guerra contro tutto ciò che si basa sulla SEO.
Sebbene sia un’impressione ricorrente, quello appena citato è un vero e proprio mito da sfatare sulla SEO. Google non ha mai proclamato alcuna guerra contro la SEO ma si limita a svolgere la sua attività con lo scopo di innalzare i contenuti di qualità pensando agli utenti finali.
Sicuramente Google “odia” il SEO manipolativo che sfrutta ogni opportunità per aumentare il posizionamento di un sito artificialmente.
Google afferma che la SEO può potenzialmente migliorare un sito e abbreviare i tempi di posizionamento e che molte agenzie SEO forniscono servizi utili a questo scopo.
La cosa fondamentale, dunque, è evitare tutte quelle pratiche scorrette (la cosiddetta SEO black hat) che non porteranno altro che ad una penalizzazione del sito da parte di Google e, al contrario, adoperarsi per migliorare la SEO attraverso pratiche lecite e consigliate.
Mito n° 3 : Fare SEO una tantum è sufficiente
Non è raro trovare persone che, dopo un lavoro lato SEO sul proprio sito web, pensano che tale operazione sia sufficiente a garantire un ottimo posizionamento sui motori di ricerca vita natural durante.
Si tratta di un errore e di un mito piuttosto comune e che, di fatto, non ha alcuna base logica. La SEO, così come l’algoritmo di Google, è in continua evoluzione e se un lavoro fatto 2 anni fa poteva aver sortito dei risultati soddisfacenti a livello di posizionamento, non è affatto detto che tali risultati possano sussistere in futuro.
Per questo motivo, è molto importante procedere con una “revisione” periodica del proprio sito web per localizzare e correggere la presenza di eventuali problemi, come link rotti e contenuti obsoleti.
Un modo valido per capire se il proprio sito web è sempre “sulla cresta dell’onda” da un punto di vista SEO, è quello di utilizzare Google Analytics per verificare i fattori di coinvolgimento (come la frequenza di rimbalzo, il CTR, la durata della sessione, i nuovi visitatori, il numero di pagine visitate, ecc.) Se il valore di queste metriche è inferiore alla media, significa che gli utenti non sono abbastanza soddisfatti del sito web o non riescono nemmeno a trovarlo.
Tra le cose importanti per migliorare l’interazione che Google ha con il nostro sito web e, di conseguenza, favorirne il posizionamento, un posto d’onore spetta sicuramente all sitemap.xml e al file robot.txt.
Mito n. 4: la SEO è soprattutto backlink
I link sono fondamentali per Internet così come lo conosciamo. Senza collegamenti, la maggior parte dei motori di ricerca non sarebbe in grado di trovare e sottoporre a scansione nuovi contenuti. Per Google, i backlinks rappresentano un segnale di interazione tra contenuti.
Tuttavia, contrariamente alla percezione popolare, i backlinks possono danneggiare il posizionamento di un sito web nel motore di ricerca.
Accanto alle azioni manuali di spam (alias Google Penalties), esistono anche algoritmi di Google come Penguin che ha il compito di identificare i siti web collegati a siti di bassa qualità. Il mantra continuo di Google è che i collegamenti devono essere basati sul merito, piuttosto che su schemi a pagamento o di “comodo”. I siti ottimizzati con un disprezzo verso le linee guida per di Google saranno probabilmente nel mirino.
La SEO, dunque, non riguarda semplicemente il PageRank che passa dai backlink.
I backlink dovrebbero essere perseguiti attivamente e non per un guadagno illusorio di PageRank, ma per aumentare le conversioni, che è lo scopo principale dell’ottimizzazione dei siti Web e non comporta il rischio che il sito possa essere penalizzato e scomparire del tutto dalle SERP.
Mito n° 5 : Google AdWords ha un impatto sulla SEO
Nonostante siano anni che il motore di ricerca più famoso del mondo tenta di far capire questo concetto a chi si occupa di posizionamento siti web, uno dei miti SEO più comuni e duri a morire riguarda l'idea che Google AdWords abbia un impatto positivo sul posizionamento dei siti.
La ricerca organica è fortemente indipendente dalla ricerca a pagamento; questo significa che, indipendentemente dal budget impegnato per le campagne Google AdWords, queste ultime non hanno un impatto rilevante sulla SEO.
Mito n. 6: Le parole chiave e le meta descriptions sono fondamentali
I Durante i primi anni della loro attività, i motori di ricerca si basavano fortemente sulla densità delle parole chiave nelle landing page per correlare la loro rilevanza alle query. Dopo 20 anni, possiamo dire che, di fatto, le parole chiave hanno perso gran parte della loro importanza a livello di SEO.
Google ha sempre ignorato le meta descriptions e ha sempre dato poca rilevanza alla presenza di un numero eccessivo di parole chiave. E’ bene sapere, ad esempio, che le keywords presenti nelle URL non vengono utilizzate nemmeno a fini di classificazione.
È improbabile che le parole chiave abbiano alcun impatto desiderabile sul CTR, in particolare rispetto ai rich snippet che aiutano gli utenti ad identificare i contenuti di un sito. I tempi del conteggio delle parole chiave sulle pagine e del tentativo di identificare un rapporto ideale tra visite, posizionamento ed efficacia delle suddette parole appartengono al passato.
Possiamo dire, dunque, che i contenuti del sito sono importanti per gli utenti ma la presenza di parole chiave non assume un particolare rilevanza per Google.
Mito n. 7: i social sono un fattore SEO
Commenti, Mi piace, voti e coinvolgimento dei social media di qualsiasi tipo - compresi i collegamenti provenienti da canali come Facebook, Instagram o Twitter – di fatto non contribuiscono a migliorare il posizionamento nel motore di ricerca e non possono essere considerati un elemento SEO vero e proprio.
Ciò non significa che tali canali siano irrilevanti per il marketing online. Google non sta prendendo in considerazione i fattori dei social media per ragioni piuttosto comprensibili dato che i dati in questione sono frammentati e inaffidabili.
Tuttavia, ci sono buoni motivi per considerare le operazioni di sensibilizzazione sui social media parte integrante della costruzione del marchio. E mentre i social media non influiscono, di fatto, sul posizionamento di un sito web, possono avere un grande effetto a lungo termine sui fattori che contano per la SEO.
I social media aiutano a rafforzare la brand awareness e il CTR, un fattore molto importante per la SEO. Dopotutto, Google, pur non ammettendolo tramite dichiarazioni ufficiali, mostra una decisa preferenza per i siti web popolari tra gli utenti.
Mito n. 8: il certificato SSL non è fondamentale
Negli ultimi 2 anni, non sono poche le persone che hanno ipotizzato che la crittografia di un sito web sia un fattore di scarsa rilevanza a livello di posizionamento organico.
In realtà, le cose stanno diversamente; nell'agosto del 2014, Google ha annunciato che avrebbe dato una rilevanza maggiore nella SERP a quei siti che adottavano il protocollo di sicurezza HTTPS.
Inoltre, nel 2017, Google ha rilasciato una dichiarazione pubblica che informava che i visitatori di siti Web non abilitati al protocollo SSL avrebbero ricevuto una notifica per avvisarli che il sito non era protetto.
"SSL" sta per Secure Sockets Layer ed è la tecnologia che protegge un sito web da possibili attacchi esterni.
Attivare un protocollo SSL, è fondamentale soprattutto per i siti web di ecommerce, al fine di garantire l’assoluta protezione dei dati sensibili durante la fase di pagamento.
Mito n. 9: la responsività di un sito non è importante a livello di posizionamento
Questo è probabilmente il più grande mito da sfatare per quanto riguarda la SEO. Nel 2015, Google ha rilasciato un algoritmo chiamato "Mobilegeddon". Il suo scopo è quello di prendersi cura dei siti web ottimizzati per i dispositivi mobili e premiarli aumentando il loro posizionamento. Questa strategia ha molto senso poiché sono sempre di più le persone che utilizzano il proprio smartphone per navigare in internet e, di conseguenza, visitare i vari siti web.
Secondo gli ultimi dati, quasi il 70% di tutte le ricerche viene effettuato su un dispositivo mobile. Ecco perché Google indicizza e presta maggiore attenzione ai siti web ottimizzati per i dispositivi mobili e, di conseguenza, penalizza quelli che invece non risultano “responsive”.
Mito n. 10: il guest posting è obsoleto
Nel 2014 Matt Cutts ha affermato che la pratica di guest posting era ormai diventata obsoleta e controproducente. Questa affermazione ha provocato un clamore notevole e una immediata “resa” di coloro che erano soliti eseguire pratiche di guest posting.
In realtà, non ci sono prove che indichino che la pratica di guest posting sia “malevola” per il posizionamento di un sito web.
Come ogni contenuto, la cosa fondamentale è che sia di alta qualità in modo che possa generare interesse e conversioni. Se il contenuto è scadente, infatti, Google lo penalizzerà, guest post o no.
Il modo migliore per effettuare una pratica di guest posting “sicura” è quello di attenersi a determinate regole, ovvero:
Mito n. 11: la SEO è magica
La complessità dell'ottimizzazione dei motori di ricerca viene occasionalmente ridotta a dichiarazioni che indicano che SEO è sia un’arte che una scienza e che, proprio a causa di questa duplice natura, la sua comprensione sia spesso complessa.
Ritrarre la SEO come un meccanismo troppo complesso per essere spiegato non è vantaggioso. Poiché la SEO è basata sui dati, anche i problemi complessi possono essere suddivisi in blocchi di dati piccoli e gestibili per essere analizzati e spiegati in modo piuttosto comprensibile ai più.
Nel mondo della SEO, convivono migliaia di diverse opinioni, tattiche e strategie finalizzati alla creazione della pratica migliore per far “salire” il proprio sito web nei motori di ricerca e nel gradimento degli utenti. Alcune di queste strategie hanno una loro efficacia, altre ce l’avevano in un recente passato, altre ancora sono dei veri e propri miti da sfatare. In questo articolo, esamineremo alcuni dei più diffusi miti sulla SEO per capire quali sono le migliori strategie di posizionamento per un sito web.
Perché esistono i miti SEO?
I motori di ricerca non condividono i loro algoritmi "segreti" che ne potrebbero disvelare in modo esauriente il funzionamento, ma sono soliti diffondere solo alcuni elementi operativi che, di fatto, spesso generano più confusione che altro, soprattutto in coloro che non hanno una buona conoscenza delle dinamiche della SEO.
La decisione di Google di non condividere dati troppo specifici circa il suo algoritmo è finalizzata alla limitazione dell’azione degli spammer che potrebbero sfruttare gli algoritmi e favorire il posizionamento di siti web di scarso valore.
Mantenendo segreti gli algoritmi, gli spammer devono continuare a “indovinare” quale sia il criterio di classificazione dei siti web di Google.
Sono tante le speculazioni in questo specifico ambito e, spesso, tali ipotesi vengono proposte come un dato di fatto, diventando di conseguenza un vero e proprio “mito della SEO”.
Ma quali sono esattamente questi miti da sfatare sulla SEO?
I miti della SEO : quali sono quelli autentici?
Mito n° 1 : La SEO è tutta una truffa
Secondo questo “mito”, la SEO sarebbe in realtà tutta una grande montatura; la spiegazione sarebbe da ricercare nel fatto che, dopo una serie di pratiche finalizzate al posizionamento, tanti siti non hanno minimamente incontrato il gradimento di Google, perciò, tutti coloro che millantano di saper creare strategie SEO non sono altro che dei millantatori.
Ora, se è innegabile che molte pratiche SEO non siano di livello esattamente professionale e i conseguenti risultati siano sullo stesso piano, è piuttosto limitante affermare che l’intera pratica del SEO sia solo una truffa.
Sono tanti, infatti, coloro che si proclamano esperti SEO senza, di fatto, averne le capacità. Affidarsi ad un team di veri professionisti del SEO per il posizionamento di siti web è una pratica importante che, alla fine, porta risultati più che soddisfacenti.
La SEO richiede tempo per mostrare i risultati, è un lavoro che comporta molti sforzi e l’aiuto di un professionista del settore; provare tattiche SEO solo per alcune settimane, dunque, non garantisce in alcun modo risultati immediati. Questo, però, non significa che la SEO stessa sia solo un mito.
La SEO non è una truffa, ma aiuta a posizionare un sito sui motori di ricerca grazie alla presenza di contenti interessanti, di link di qualità e di una attenta formattazione.
Mito n° 2 : Google è in guerra con il SEO
Esistono alcuni “esperti” che affermano che, qualunque cosa tu faccia con il tuo sito Web, Google applica nuovi algoritmi che annullano tutti gli sforzi in un batter d'occhio. Insomma, per queste persone, pare che Google conduca una guerra contro tutto ciò che si basa sulla SEO.
Sebbene sia un’impressione ricorrente, quello appena citato è un vero e proprio mito da sfatare sulla SEO. Google non ha mai proclamato alcuna guerra contro la SEO ma si limita a svolgere la sua attività con lo scopo di innalzare i contenuti di qualità pensando agli utenti finali.
Sicuramente Google “odia” il SEO manipolativo che sfrutta ogni opportunità per aumentare il posizionamento di un sito artificialmente.
Google afferma che la SEO può potenzialmente migliorare un sito e abbreviare i tempi di posizionamento e che molte agenzie SEO forniscono servizi utili a questo scopo.
La cosa fondamentale, dunque, è evitare tutte quelle pratiche scorrette (la cosiddetta SEO black hat) che non porteranno altro che ad una penalizzazione del sito da parte di Google e, al contrario, adoperarsi per migliorare la SEO attraverso pratiche lecite e consigliate.
Mito n° 3 : Fare SEO una tantum è sufficiente
Non è raro trovare persone che, dopo un lavoro lato SEO sul proprio sito web, pensano che tale operazione sia sufficiente a garantire un ottimo posizionamento sui motori di ricerca vita natural durante.
Si tratta di un errore e di un mito piuttosto comune e che, di fatto, non ha alcuna base logica. La SEO, così come l’algoritmo di Google, è in continua evoluzione e se un lavoro fatto 2 anni fa poteva aver sortito dei risultati soddisfacenti a livello di posizionamento, non è affatto detto che tali risultati possano sussistere in futuro.
Per questo motivo, è molto importante procedere con una “revisione” periodica del proprio sito web per localizzare e correggere la presenza di eventuali problemi, come link rotti e contenuti obsoleti.
Un modo valido per capire se il proprio sito web è sempre “sulla cresta dell’onda” da un punto di vista SEO, è quello di utilizzare Google Analytics per verificare i fattori di coinvolgimento (come la frequenza di rimbalzo, il CTR, la durata della sessione, i nuovi visitatori, il numero di pagine visitate, ecc.) Se il valore di queste metriche è inferiore alla media, significa che gli utenti non sono abbastanza soddisfatti del sito web o non riescono nemmeno a trovarlo.
Tra le cose importanti per migliorare l’interazione che Google ha con il nostro sito web e, di conseguenza, favorirne il posizionamento, un posto d’onore spetta sicuramente all sitemap.xml e al file robot.txt.
Mito n. 4: la SEO è soprattutto backlink
I link sono fondamentali per Internet così come lo conosciamo. Senza collegamenti, la maggior parte dei motori di ricerca non sarebbe in grado di trovare e sottoporre a scansione nuovi contenuti. Per Google, i backlinks rappresentano un segnale di interazione tra contenuti.
Tuttavia, contrariamente alla percezione popolare, i backlinks possono danneggiare il posizionamento di un sito web nel motore di ricerca.
Accanto alle azioni manuali di spam (alias Google Penalties), esistono anche algoritmi di Google come Penguin che ha il compito di identificare i siti web collegati a siti di bassa qualità. Il mantra continuo di Google è che i collegamenti devono essere basati sul merito, piuttosto che su schemi a pagamento o di “comodo”. I siti ottimizzati con un disprezzo verso le linee guida per di Google saranno probabilmente nel mirino.
La SEO, dunque, non riguarda semplicemente il PageRank che passa dai backlink.
I backlink dovrebbero essere perseguiti attivamente e non per un guadagno illusorio di PageRank, ma per aumentare le conversioni, che è lo scopo principale dell’ottimizzazione dei siti Web e non comporta il rischio che il sito possa essere penalizzato e scomparire del tutto dalle SERP.
Mito n° 5 : Google AdWords ha un impatto sulla SEO
Nonostante siano anni che il motore di ricerca più famoso del mondo tenta di far capire questo concetto a chi si occupa di posizionamento siti web, uno dei miti SEO più comuni e duri a morire riguarda l'idea che Google AdWords abbia un impatto positivo sul posizionamento dei siti.
La ricerca organica è fortemente indipendente dalla ricerca a pagamento; questo significa che, indipendentemente dal budget impegnato per le campagne Google AdWords, queste ultime non hanno un impatto rilevante sulla SEO.
Mito n. 6: Le parole chiave e le meta descriptions sono fondamentali
I Durante i primi anni della loro attività, i motori di ricerca si basavano fortemente sulla densità delle parole chiave nelle landing page per correlare la loro rilevanza alle query. Dopo 20 anni, possiamo dire che, di fatto, le parole chiave hanno perso gran parte della loro importanza a livello di SEO.
Google ha sempre ignorato le meta descriptions e ha sempre dato poca rilevanza alla presenza di un numero eccessivo di parole chiave. E’ bene sapere, ad esempio, che le keywords presenti nelle URL non vengono utilizzate nemmeno a fini di classificazione.
È improbabile che le parole chiave abbiano alcun impatto desiderabile sul CTR, in particolare rispetto ai rich snippet che aiutano gli utenti ad identificare i contenuti di un sito. I tempi del conteggio delle parole chiave sulle pagine e del tentativo di identificare un rapporto ideale tra visite, posizionamento ed efficacia delle suddette parole appartengono al passato.
Possiamo dire, dunque, che i contenuti del sito sono importanti per gli utenti ma la presenza di parole chiave non assume un particolare rilevanza per Google.
Mito n. 7: i social sono un fattore SEO
Commenti, Mi piace, voti e coinvolgimento dei social media di qualsiasi tipo - compresi i collegamenti provenienti da canali come Facebook, Instagram o Twitter – di fatto non contribuiscono a migliorare il posizionamento nel motore di ricerca e non possono essere considerati un elemento SEO vero e proprio.
Ciò non significa che tali canali siano irrilevanti per il marketing online. Google non sta prendendo in considerazione i fattori dei social media per ragioni piuttosto comprensibili dato che i dati in questione sono frammentati e inaffidabili.
Tuttavia, ci sono buoni motivi per considerare le operazioni di sensibilizzazione sui social media parte integrante della costruzione del marchio. E mentre i social media non influiscono, di fatto, sul posizionamento di un sito web, possono avere un grande effetto a lungo termine sui fattori che contano per la SEO.
I social media aiutano a rafforzare la brand awareness e il CTR, un fattore molto importante per la SEO. Dopotutto, Google, pur non ammettendolo tramite dichiarazioni ufficiali, mostra una decisa preferenza per i siti web popolari tra gli utenti.
Mito n. 8: il certificato SSL non è fondamentale
Negli ultimi 2 anni, non sono poche le persone che hanno ipotizzato che la crittografia di un sito web sia un fattore di scarsa rilevanza a livello di posizionamento organico.
In realtà, le cose stanno diversamente; nell'agosto del 2014, Google ha annunciato che avrebbe dato una rilevanza maggiore nella SERP a quei siti che adottavano il protocollo di sicurezza HTTPS.
Inoltre, nel 2017, Google ha rilasciato una dichiarazione pubblica che informava che i visitatori di siti Web non abilitati al protocollo SSL avrebbero ricevuto una notifica per avvisarli che il sito non era protetto.
"SSL" sta per Secure Sockets Layer ed è la tecnologia che protegge un sito web da possibili attacchi esterni.
Attivare un protocollo SSL, è fondamentale soprattutto per i siti web di ecommerce, al fine di garantire l’assoluta protezione dei dati sensibili durante la fase di pagamento.
Mito n. 9: la responsività di un sito non è importante a livello di posizionamento
Questo è probabilmente il più grande mito da sfatare per quanto riguarda la SEO. Nel 2015, Google ha rilasciato un algoritmo chiamato "Mobilegeddon". Il suo scopo è quello di prendersi cura dei siti web ottimizzati per i dispositivi mobili e premiarli aumentando il loro posizionamento. Questa strategia ha molto senso poiché sono sempre di più le persone che utilizzano il proprio smartphone per navigare in internet e, di conseguenza, visitare i vari siti web.
Secondo gli ultimi dati, quasi il 70% di tutte le ricerche viene effettuato su un dispositivo mobile. Ecco perché Google indicizza e presta maggiore attenzione ai siti web ottimizzati per i dispositivi mobili e, di conseguenza, penalizza quelli che invece non risultano “responsive”.
Mito n. 10: il guest posting è obsoleto
Nel 2014 Matt Cutts ha affermato che la pratica di guest posting era ormai diventata obsoleta e controproducente. Questa affermazione ha provocato un clamore notevole e una immediata “resa” di coloro che erano soliti eseguire pratiche di guest posting.
In realtà, non ci sono prove che indichino che la pratica di guest posting sia “malevola” per il posizionamento di un sito web.
Come ogni contenuto, la cosa fondamentale è che sia di alta qualità in modo che possa generare interesse e conversioni. Se il contenuto è scadente, infatti, Google lo penalizzerà, guest post o no.
Il modo migliore per effettuare una pratica di guest posting “sicura” è quello di attenersi a determinate regole, ovvero:
- Cercare di evitare i blog che non presentano contenuti unici e di buona qualità
- Cercare siti correlati alla propria nicchia
- Cercare di mantenere i link al sito all'interno del contenuto stesso
- Creare contenuti di alta qualità per gli utenti finali
Mito n. 11: la SEO è magica
La complessità dell'ottimizzazione dei motori di ricerca viene occasionalmente ridotta a dichiarazioni che indicano che SEO è sia un’arte che una scienza e che, proprio a causa di questa duplice natura, la sua comprensione sia spesso complessa.
Ritrarre la SEO come un meccanismo troppo complesso per essere spiegato non è vantaggioso. Poiché la SEO è basata sui dati, anche i problemi complessi possono essere suddivisi in blocchi di dati piccoli e gestibili per essere analizzati e spiegati in modo piuttosto comprensibile ai più.